Pollicino…chi era costui?

La fiaba a grandi linee:

In un periodo di carestia e miseria, un boscaiolo e sua moglie, troppo poveri per poter continuare a mantenere i loro sette figli, decidono di abbandonarli nel bosco.

Pollicino, il più piccolo dei sette, sente i discorsi dei genitori e durante la notte si riempe la tasca di sassolini. Il giorno dopo, quando il boscaiolo porta i bambini nel bosco con una scusa, Pollicino camminando lascia cadere dietro di se i sassolini riuscendo a ritrovare la strada del ritorno a casa.

Il giorno dopo la storia si ripete, ma questa volta Pollicino al posto dei sassolini riesce a recuperare solo delle briciole di pane…che ovviamente lasciate cadere in terra diventano subito cibo per gli uccellini.

I sette fratelli si perdono nel bosco e chiedono ospitalità in una casa, ma la donna che li accoglie li avverte che suo marito è un orco che mangia bambini e cerca di nasconderli. Quando l’orco torna a casa scopre i bambini e decide di mangiarli il giorno dopo.

Durante la notte Pollicino scopre che l’orco ha sette figlie ognuna con in testa una corona così decide di prendere le corone e di metterle in testa a se stesso ed ai propri fratelli. La mattina dopo l’orco sgozza le proprie figlie scambiandole per i sette fratellini.

A questo punto Pollicino ed i suoi fratelli scappano e l’orco, indossando gli stivali delle sette leghe, li insegue, ma il bambino aprofittando di un momento di riposo dell’orco riesce a rubargli gli stivali, corre dalla moglie e le dice che suo marito è stato rapito dai briganti che chiedono un riscatto…la donna da tutti i suoi averi a Pollicino, il quale finalmente riesce a tornare con i suoi fratelli a casa abbastanza ricco per non dover più patire la fame.

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Cenni storici

Il Pollicino di Perrault prende spunto dal tema delle grandi carestie dovute alla piccola era glaciale verificatasi tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700, ma possiamo dire che le sue origini sono ancora più antiche e comuni a quelle di un’altra fiaba del medioevo: Hansel e Gretel, la cui trama è praticamente identica a quella di Pollicino, infatti ritroviamo l’abbandono nel bosco, i sassolini e le briciole di pane, ed il ritorno a casa con un tesoro che li libera per sempre dalla fame, in entrambe le favole.

Il medioevo fu un epoca in cui la povertà, la fame, e la scarsità di mezzi di sostentamento, resero l’infanticidio una pratica comune e generalmente accettata.

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Analisi della fiaba

Tutto il racconto si svolge intorno al tema “mangiare o essere mangiato”: Pollicino rinuncia a mangiare il suo pane per farne delle briciole che vengono poi mangiate dagli uccellini, quando i bambini sono nel bosco hanno paura perchè sentono avvicinarsi i lupi affamati, la moglie dell’orco ristora i bimbi con un abbondante pasto, l’orco che vorrebbe mangiarsi i fratellini.

Questo può essere interpretato come un insegnamento per i bambini che li porti a superare la fase orale, di cui abbiamo già parlato nell’analisi di Cappuccetto rosso, dove viene spiegato anche il significato del bosco. Pollicino rinuncia a mangiare ed impara ad usare la propria intelligenza, mentre gli sciocchi (i fratellini, l’orco e le sue figlie) mangiano e dormono (o muoiono).

Nella fiaba inoltre si possono trovare, come spesso accade, dei riferimenti mitologici, ad esempio i sassolini e le briciole di pane ricordano molto il filo di Arianna di Teseo.

Nella mitologia greca Teseo utilizza il filo di Arianna per uscire dal labirinto in cui era rinchiuso il Minotauro, un mostro con il corpo umano e la testa di toro che si cibava di carne umana, ed al quale dovevano essere dati in pasto per sacrificio sette ragazzi e sette fanciulle. Grazie all’aiuto di Arianna che oltre al filo aveva lasciato sulla porta del labirinto una spada, Teseo uccide il Minotauro e salva dalla morte i ragazzi.

E qui mi viene in mente un’altro collegameno alla fiaba, e cioè il
buono che vince il cattivo, il piccolo che uccide il grande, pollicino
che imbroglia l’orco o se volete Davide che uccide Golia, e quindi il concetto che alla fine il bene vince sempre sul male.

Avrete notato la presenza ricorrente del numero 7 come i sette fratelli, le sette figlie dell’orco, gli stivali dalle sette leghe; il numero sette è un numero “magico” che ritroviamo spesso nella mitologia, nelle religioni, e nelle fiabe, mi vengono ancora in mente i sette nani o i sette re di Roma, il candelabro ebraico a 7 luci, i tremendi 7 anni di sfortuna se si rompe uno specchio, ma la lista potrebbe continuare (simboli numero 7).

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Morale della favola

Questa volta voglio dare un senso moderno alla favola in questione: Pollicino mi ha fatto venire in mente le ingiustizie che ancora oggi troppi bambini subiscono, tutta l’infanzia abbandonata, tradita, maltrattata dai più forti, dagli adulti, in molte parti del mondo. Anche dietro l’angolo di casa nostra a volte si può nascondere un bambino che chiede aiuto in silenzio, con il suo sguardo. Anche dietro agli alberi del nostro parco cittadino si può nascondere un orco. I nostri bambini devono avere la possibilità di attraversare il bosco senza paura, devono imparare a superare le difficoltà, anche con la fatica e superando delle prove inevitabili nel percorso di crescita. Il nostro compito è quello di dare loro un “pezzo di pane” da poter sbriciolare per non perdersi e tanto amore e comprensione. Una volta superato il bosco il distacco è inevitabile, ma se i nostri insegnamenti ed i nostri consigli sono stati buoni…il finale della favola di Pollicino si realizzerà: i bambini non vivranno più di stenti fisici, affettivi e morali, ma torneranno a trovarci con il loro “tesoro”.

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5 risposte a “Pollicino…chi era costui?”

  1. Ciao Splendida, passo solo ora al termien di una settimana “campale” …che palline 😦 Bè, al diavolo tutto e prepariamoci per il weekend. Chissà se indovini dove va il Chit? 😛
    Secondo me si …
    Un abbraccio a te e i tuoi cari e l’augurio di un sereno weekend
    Ciao ciao
    Claudio

  2. Cara Stefy, io penso che con le attuali tecnologie a disposizione, dovremmo riuscire a realizzare ed installare un rilevatore di estrema tensione (terrore) di un bambino (micro chip ?), a livello sottocutaneo… ovviamente rilevabile e localizzabile dai familiari e/o dalle forze dell’ordine… Non credo che sia fantascienza e sono convinto che sarebbe un mezzo estremamente efficace per combattere il più vile crimine a danno dei bimbi…! Ciao, Massimo

  3. @ chit: Ciao caro buonweekend anche a voi! 😉

    @ Massimo: scusa ma mi farebbe orrore una cosa del genere!
    buon weekend! 😉

  4. Ciao Stefy,
    ma che bella analisi!
    In chiave così non l’avevo mai vista questa favola. Però adesso che l’ho letta concordo pienamente su tutto!
    Hai parlato d’infanticidio? È vero, era una pratica diffusissima proprio nella gente più povera dell’epoca! Oltre alla fame, c’era anche il discorso che una donna non poteva metterlo al mondo perché avrebbe disonorato la famiglia e il bambino sarebbe stato marchiato a vita e la mamma del neonato non avrebbe mai avuto aiuto da nessuno, non avrebbe più trovato nemmeno lavoro. Infatti chi non praticava questo e abbandonava il bambino alla ruota di un brefotrofio(altro luogo dove i bambini morivano in massa) era reputato il figlio del peccato e la sua vita era destinata ad essere molto triste.
    Per questo leggiti se non l’hai ancora fatto “L’Infanticidio” di Pestalozzi, dove è l’unica persona che all’epoca prende una posizione favorevole alle infanticide, perché da la colpa a tutta la socieà dell’epoca!

    Stefy, se oggi l’infanticidio non esiste più, o meglio oggi l’infanticidio per me e sottolineo solo per me e secondo me)si chiama aborto! Oggi l’infanticidio è abbandonare i bambini nei cassonetti!
    Ecco, oggi c’è questa nuova forma d’nfanticidio!

    Grazie per questo post Stefy, svvisami sempre quando lo fai, perché mi piace moltissimo!

    un abbraccione e buona domenica!

  5. @ sonia: metterò quel libro nella nota spese 😉
    Purtroppo l’aborto è ancora troppo spesso considerato una forma di anticoncezionale, bisognerebbe, in un mondo che si considera moderno, dedicare qualche momento in più all’educazione sessuale nelle scuole, e insegnare a dare il giusto peso al valore della vita. Io sono sostanzialmente contraria all’aborto, ma credo che una donna abbia il diritto di poter scegliere nel caso in cui non possa sostenere il peso di una maternità, o in presenza di malattie gravi del feto.
    Se farò delle altre analisi sarai la prima a saperlo 😉
    Un abbraccio